fbpx
Officina Mirabilis è un laboratorio di comunicazione fondato da Vincenzo Notaro, focalizzato sull’equilibrio tra solidità concettuale e design creativo. Ci occupiamo di ideazione e realizzazione di prodotti per l’advertising, dalla progettazione grafica, allo sviluppo di video e siti web. Svolgiamo la nostra attività con passione, estro e dedizione, forti dell’esperienza di un team con competenze multidisciplinari. LEGGI ALTRO
UN CASO DI PERSONAL BRANDING PATOLOGICO

UN CASO DI PERSONAL BRANDING PATOLOGICO

Sapete cos’è il Personal Branding?

Il Personal Branding è una branca del marketing, nata negli anni ’80 e sviluppatasi fino a oggi, presentando una recente impennata dovuta ai social network come Facebook, Twitter e Instagram, ramificandosi anche nel fenomeno degli influencer.

Lo scopo del Personal Branding è promuovere prodotti commerciali, immessi sul mercato non da aziende ma da persone, persone con un nome e un cognome (o un nome d’arte), professionisti, consulenti, autori, modelli, artisti e via dicendo.

L’obiettivo è, come per le operazioni di brand awareness, quello di posizionare il Brand nella mente dei consumatori, per distinguerlo dai concorrenti e, al contempo, renderlo desiderabile.
I personaggi pubblici, i personaggi politici, i personaggi di successo, in tal senso, sono particolarmente desiderabili.
Anche questo blog è ascrivibile, in parte, a un’operazione – si spera sana – di Personal Branding.

Il Personal Branding, rispetto al branding aziendale, è ancor più legato alle cosiddette emozioni primitive: innesca un meccanismo emulativo, fino alla piena simpateticità, dovuta alla centralità della variabile umana.

È, pertanto, un potente mezzo per influenzare le scelte e gli orientamenti
del pubblico.
Chiaramente, a fronte di questo enorme potenziale, c’è il rischio di agire patologicamente, fino a comportamenti scorretti, cinici, che finiscono per far del male… fosse solo il rendere i propri utenti dei ciechi seguaci.

Un recente post di Saviano sull’incendio di Notre Dame, purtroppo, ne è un triste esempio. Potete leggerlo sulla sua pagina Facebook, qui ne citiamo solo una frase:

«L’Europa è in fiamme? No. Credo piuttosto che l’Europa sia annegata nel Mediterraneo insieme alle centinaia di migliaia di migranti che in questi decenni sono morti senza che nemmeno ci sia giunta notizia della loro fine. L’Europa è terra di Diritto, la sua cattedrale più imponente e più preziosa è il Diritto e si sta inabissando da molto tempo».

Notre Dame va in fiamme, un momento profondamente drammatico, che si potrebbe analizzare sotto un’infinità di prospettive – dall’escatologia alle questioni strettamente contingenti; dai rischi per la vita umana alle questioni politiche; dalle problematiche ambientali a quelle artistico-architettoniche…
Sarebbe intonato anche porsi il dubbio su cosa rappresenti Notre Dame: il destino dell’Europa? il potere temporale della Chiesa? la spiritualità cristiana? la sapienza alchemica? un mero bene materiale? una banca di sedimentazioni simboliche?

Insomma, se proprio si volesse analizzare questo drammatico accaduto, sarebbe impossibile farlo senza considerarne la complessità.
Fermo restando che ci si potrebbe fermare alle lacrime.

Eppure, Saviano, incredibilmente, ha scelto di parlare, attraverso l’incendio di Notre Dame, di tutta un’altra questione: i migranti, uno dei suoi cavalli di battaglia.
Senza entrare nel merito del tono assolutorio di Saviano, certamente l’immigrazione è un tema altrettanto drammatico, ma parlandone in questo specifico momento, ha deviato l’attenzione del suo pubblico.

È un po’ come vedere il sesso ovunque, ma al contrario: la prepotenza di imporre un unico argomento, pagando il prezzo di allontanarsi dall’evidenza della realtà, infilando in ogni occasione il proprio “prodotto”, in questo caso culturale o ideologico.

Anzi, con un simile atteggiamento, si incorre nella controindicazione di mercificare un’ulteriore delicata problematica umana, qual è l’immigrazione, rendendola un “prodotto”.

Sono problemi che, a mio modesto parere, un intellettuale dovrebbe porsi…

Inutile girarci intorno, si tratta di una alterazione della realtà, una dinamica patologica che non fa bene a nessuno.

Usando l’iperbole di un caso apparentemente diverso, un altro esempio di Personal Branding patologico è la fastidiosa ossessività di alcuni (pessimi) food blogger che, mentre il mondo cade a pezzi, continuano a fare stories di pizze gourmet…
In gergo tecnico, un simile comportamento è definito «essere costantemente in focus».
In realtà, se il mondo gli cadesse sotto i piedi, tanto «in focus» poi non sarebbero…
Quindi, si tratta più di «essere patologicamente in focus», ergo «essere fuori focus rispetto alla realtà».

Per sintetizzare:
• Il Personal Branding patologico è non cambiare mai argomento, passando dal voler essere riconoscibili all’essere ossessivi.
• È leggere ogni fatto e fenomeno con un’unica interpretazione: piegare ogni cosa a un concept stabilito a tavolino.
• È stare sempre sul pezzo, senza pudore, fregandosene di essere fuori luogo, per sfruttare ogni occasione di brandizzare il brandizzabile.
• È la costanza ferrea che slitta nel cinismo glaciale di dire in mille salse diverse sempre la stessa, identica e precisa cosa.

Ecco perché il Personal Branding è una materia delicata che necessita di valori etici e deontologici imprescindibili.

Contrariamente, può scivolare con facilità nella mancanza di criticismo, nell’incapacità di analisi e, cosa più grave, nella strumentalizzazione o nell’alterazione della realtà.

A quel punto, la maschera prende il sopravvento, sperdendo ogni traccia di umanità, disintegrando il vero potenziale di un sano ed etico Personal Branding.

Per un ulteriore focus sul tema: L’identità aziendale e le avventure di un Logo!

Vincenzo Notaro
Direttore creativo
Officina Mirabilis